Quanto è facile imparare una lingua? Lo decide quell'area del cervello

http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/cervello2/lingue-straniere/stor_5556077_19180.jpgSi chiama giro di Heschl. E' la parte del cervello che racchiude la corteccia uditiva, ossia quell'area che presiede alla percezione dei suoni. Ma dalle sue dimensioni dipende anche un'altra capacità, quella di imparare più o meno facilmente una lingua straniera.

Apprendere una lingua diversa da quella natale non è solo una questione di esercizio, ma anche una derivazione di madre natura. A scoprirlo, dando così un marchio di scientificità a una credenza diffusa, sono stati i ricercatori della Northwestern University di Chicago, con uno studio pubblicato sulla rivista Cerebral Cortex.

Gli scienzati hanno condotto un esperimento su 17 persone di età compresa tra i 18 e i 26 anni. Hanno misurato le dimensioni del loro giro di Heschl, attraverso una risonanza magnetica cerebrale, e su questa base sono riusciti a indovinare quali, tra di loro, avrebbero imparato più agevolmente 18 parole di una pseudo-lingua inventata. Quanto maggiore era il volume dell'area misurata, infatti, tanto più facile era per le "cavie" apprendere i nuovi vocaboli. In particolare, a fare la differenza erano le dimensioni della parte sinistra del giro, come ha dichiarato una delle autrici dello studio, Catherine Warrier.

A guidare l'equipe di ricercatori è stato il neuroscienziato Patrick Wong, professore assistente a Northwestern, che ha utilizzato un metodo già sviluppato da Virginia Penhune e Robert Zatorre, dell'Istituto Neurologico di Montreal. I partecipanti allo studio, tutti rigorosamente di madre-lingua inglese, si sono fatti misurare il giro di Heschl. Poi sono entrati in una cabina insonorizzata, dove hanno ascoltato 6 suoni di una sillaba ciscuno (pesh, dree, ner, vece, nuck e fute), risintetizzati in 3 tonalità differenti. Le pseudo-parole erano dunque 18, perché nelle lingue tonali il significato di un vocabolo cambia a seconda del tono. Le 18 pseudo-parole sono state associate ad immagini che ne rappresentavano il significato. Il suono "pesh", ad esempio, è stato collegato, a seconda delle tonalità, alle parole "bicchiere", "matita" e "tavolo". I nove partecipanti dal giro di Heschl più voluminoso hanno avuto una percentuale di riuscita del 97% nell'identificare le pseudo-parole. Gli altri 9 si sono fermati al 63%. Alcuni di loro hanno avuto bisogno di ben 18 sessioni per riconoscere i suoni.

C'è dunque un nesso tra biologia e linguistica, per cui alcuni uomini sono più predisposti di altri ad apprendere una lingua straniera. In passato altri studi avevano mostrato un nesso tra capacità linguistiche e struttura del cervello, ma per la prima volta si individua la sede precisa di questo fenomeno. Tra l'altro, il fatto che questa sede sia il giro di Heschl ha sorpreso gli stessi ricercatori, perché quest'area del cervello è stata sempre associata al riconoscimento dei suoni primari - se è crescente o decrescente, da dove proviene, quanto è potente - non a una struttura complessa come il linguaggio.

Anche se imparare una lingua è spesso una questione di testa, i meno dotati non si devono disperare. La costanza, l'applicazione negli studi non è inutile. E poi la ricerca degli scienziati americani serve soprattutto a loro. Perché il suo scopo è quello di "capire meglio il funzionamento del cervello, e aiutare a migliorare l'insegnamento delle lingue". Lo garantisce il dottor Wong in persona.

Fonte: http://www.repubblica.it

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