L’inglese evolve su Internet: andrà studiato da capo

http://l3.yimg.com/bt/api/res/1.2/_yh9gI2yX.e8q6EPRlPZig--/YXBwaWQ9eW5ld3M7Zmk9aW5zZXQ7aD0zNDI7cT04NTt3PTUxMg--/http://l.yimg.com/os/254/2012/12/21/inglese-jpg_132449.jpgPer gli italiani l’inglese è croce e delizia. Saranno perciò non troppo felici di sapere che nel giro di un decennio dovranno, se già lo conoscono, o se non lo conoscono abbastanza, continuare a studiarlo ed essere pronti ad ampliare il lessico. Soprattutto se rientrano nella categoria di coloro che fanno affari, parlano o interagiscono molto su Internet.

Come prevedono i linguisti, la lingua della regina Elisabetta sarà l’idioma dominante della Rete, malgrado la concorrenza “bestiale” del cinese, ma avrà subito un numero tale di evoluzioni da spingere molti all’aggiornamento. Le persone che lo parlano come seconda lingua hanno già superato il numero dei parlanti madrelingua. E poiché ovviamente coloro che lo parlano lontano dai paesi anglosassoni interagiscono a loro volta con altri parlanti che non sono madrelingua, ecco che l’attenzione alla grammatica o alla fonetica viene meno, soprattutto online.

Come spiega in un’intervista alla BBC, Naomi Baron, docente di linguistica all’American University di Washington DC, coloro che non vivono in paesi anglosassoni hanno la tendenza a un uso molto diversificato e versatile del linguaggio. E in un epoca segnata dalla pervasività dei social il fenomeno si accentua, data anche l’interconnessione mondiale tra persone che vivono in continenti diversi. Ecco quindi che gli utilizzatori di Facebook socializzano già attraverso diversi tipi di inglese, come l’Indian English, lo Spanglish (Spanish English) e il Konglish (Korean English).

E se queste variazioni da sempre hanno fatto parte delle culture nazionali e individuali dei paesi dominati dall’Impero, oggi i fenomeni di ibridazione si ampliano e si trasferiscono online, con molteplici ricadute anche dal punto di vista politico e sociale, malgrado qualche svarione che danneggia la purezza lessicale delle origini. E non solo: non c’è azienda che ormai non abbia il proprio sito Internet in inglese, se vuole raggiungere il mercato globale; le compagnie tecnologiche attingono alle varianti consentendo agli utenti di aggiungere le parole assenti dal dizionari classico.

Un caso per eccellenza? Quelle telefoniche, subito pronte a riconcepire i loro sistemi T9. Insomma, nei secoli precedenti, la convergenza delle culture e degli scambi ha portato alla nascita di pidgin -idiomi semplificati di comunicazione generati dal contatto fra due lingue- in grado però di generare successivamente lingue “vere” come il creolo: lo stesso potrebbe succedere con l’inglese di Internet, soprattutto in regioni in cui si diffonde attraverso film in dvd o piattaforme sociali e non sui sonetti e nelle aule accademiche.

Per molti è una lingua aspirazionale, ma se nella vecchia Europa lo è nella versione canonica, nel resto del mondo lo è in quella digitale e meticcia. E quindi, già oggi, potreste facilmente imbattervi in “blur”, la versione dell’inglese di Singapore per dire "confused" or "slow” oppure in "skinship" in loco di “touching”, “caressing” per indicare un certo grado di contatto. Quindi, cari connazionali, “the cat is on the table”, come già saprete, non basta più.
Fonte: http://it.notizie.yahoo.com/inglese-evolve-su-internet-bisogna-studiarlo-da-capo-133012419.html

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