Lingue straniere: più vicini ai nativi con la full immersion

http://www.lescienze.it/images/2012/03/29/001207991-e78027c1-d164-48c8-b596-ec1ae9fd3422.jpgMeglio la full immersion o la lezione frontale per imparare una lingua? Secondo una nuova ricerca si ottengono buoni risultati con entrambi i metodi, ma per attivare gli stessi meccanismi cerebrali di elaborazione della grammatica dei madre lingua l'unica strada è l'immersione completa.

Potrebbe essere utilizzato per pubblicizzare i corsi full immersion di lingue straniere il risultato appena pubblicato sulla rivista online ad accesso libero PLoS ONE. Dalla prima serie di studi di questo tipo sull'apprendimento di una lingua straniera da parte di soggetti adulti è emerso infatti come questa attività si basi sugli stessi meccanismi cerebrali osservati in chi parla la propria lingua madre.

In sostanza, afferma la ricerca, condotta dal Georgetown University Medical Center (GUMC) in collaborazione con l'Università dell'Illinois a Chicago solo la completa immersione nella lingua straniera permette di accedere alla stessa elaborazione delle informazioni dei madre lingua; inoltre, il cervello consolida la conoscenza della lingua straniero con il passare del tempo, così come fa quando una persona apprende ad andare in bicicletta o a suonare uno strumento.I

Finora le indicazioni degli studi sull'argomento non sono state univoche: il tipo di esposizione al linguaggio tipico delle lezioni frontali, con lunghe spiegazioni della grammatica, sono o no più efficaci per l'apprendimento negli adulti rispetto alle situazioni di full immersion, in cui non vengono date spiegazioni, ma semplicemente molti esempi linguistici?

La ricerca in questo campo è stata carente soprattutto dal punto di vista metodologico, poiché è stata dedicata scarsa attenzione ai meccanismi cerebrali che sovrintendono ai diversi tipi di apprendimento e ci si è spesso limitati a studi di breve durata sulle prime fasi dell'apprendimento.

Per aggirare il problema gli studiosi hanno pensato di focalizzare l'attenzione sull'apprendimento di sole 13 parole di una lingua artificiale con pronuncia simile all'inglese, la lingua madre dei volontari, ma grammatica propria.

Si è così riscontrato che dopo alcuni giorni gli adulti sottoposti al test avevano raggiunto una notevole competenza linguistica, sia nel caso di un apprendimento frontale sia nel caso di un apprendimento full immersion. Tuttavia, le misurazioni dell'elaborazione da parte del cervello mostravano differenti meccanismi.

“Solo l'apprendimento per full immersion ha portato a un'elaborazione cerebrale della grammatica realmente di tipo nativo”, ha spiegato Michael Ullman, professore di neuroscienze della GUMC e autore senior dello studio. “Perciò nell'imparare una lingua straniera utilizzare gli stessi processi cerebrali dei madre lingua è possibile, ma occorre una full immersion invece che una serie di lezioni frontali”.

Ma che cosa succede quando, una volta raggiunta una buona competenza in una lingua straniera, non si viene più esposti a essa in modo regolare? Precedenti studi hanno mostrato, com'era prevedibile, che le prestazioni peggioravano. Si tendeva perciò a ipotizzare che il cervello diventasse meno simile a quello nativo.

“Ciò che abbiamo riscontrato con le scansioni cerebrali è che, al contrario, il cervello dei partecipanti dopo una pausa diventa molto più simile a quello dei madre lingua”, ha concluso Ullman. “E questo è stato verificato per entrambi i tipi di apprendimento; tuttavia solo il gruppo di full immersion mostrava un'elaborazione dei dati di tipo effettivamente nativo”.  ( Fonte: www.lescienze.it)

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