Il ritmo (cerebrale) del parlato

http://data.kataweb.it/kpmimages/kpm3/misc/scienze/2007/06/20/651418.pjpegUn particolare schema di risonanza nella regione cerebrale che elabora i processi uditivi è l'elemento chiave per la capacità di discriminare il linguaggio in quanto tale. Nel corso di una ricerca, i cui risultati sono pubblicati sull'ultimo numero della rivista Cell Press, David Poeppel e Huan Luo dell'Università del Maryland a College Park hanno scoperto che il ritmo proprio dei neuroni attivati chiamato "ritmo theta" reagisce specificamente alle frasi ascoltate cambiando la propria fase. I ricercatori hanno anche notato che le oscillazioni naturali di questa frequenza forniscono un'ulteriore prova del fatto che il cervello campiona segmenti parlati della lunghezza di una sillaba.

Studi precedenti avevano esplorato la risposta di singoli neuroni al suono del parlato, ma questa è la prima volta che è stata identificata come centrale per la percezione della dinamica estremamente articolata del linguaggio umano una risposta neuronale complessa che coinvolge l'intero encefalo.

Nei loro esperimenti, i ricercatori hanno fatto ascoltare ad alcuni volontari diverse frasi, mentre controllavano l'attività cerebrale grazie alla magnetoencefalografia (MEG), una tecnica di brain imaging che consente di cogliere aspetti del funzionamento interno del cervello umano altrimenti impossibili, attraverso la misurazione dell'attività elettromagnetica. Misurando i campi magnetici creati dal flusso elettrico all'interno dei neuroni, la MEG identifica infatti l'attività cerebrale associata a varie funzioni in tempo reale, con un'accuratezza spaziale dell'ordine di pochi millimetri.

Poeppel e Luo hanno osservato che il ritmo theta, che oscilla fra i 4 e gli 8 Hz al secondo, cambiava in modo sensibile e specifico in risposta alle frasi pronunciate ad alta voce. Inoltre,

quando i ricercatori alteravano, riducendola, l'intelligibilità delle frasi, il ritmo theta perdeva la sua "risonanza" con il parlato.

Secondo i ricercatori, ciò suggerisce che il cervello discrimini il parlato modulando la fase delle onde theta che vengono continuamente prodotte, in risposta ai segnali linguistici in arrivo. Inoltre, la correlazione temporale fra le caratteristiche del ritmo theta e lo stimolo sonoro fa pensare che il cervello operi un campionamento delle frasi udite in spezzoni che hanno una lunghezza simile a quella tipica delle sillabe della particolare lingua parlata.
Fonte: www.lescienze.it

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