Sulla via della droga afgana

http://new.caffe.ch/media/2013/05/19987_3_medium.jpgL'eroina afgana viaggia nelle pance dei corrieri che dall'Asia arrivano direttamente nel cuore dell'Europa. Con l'avvicinarsi del 2014, anno di in cui la Nato smobiliterà il grosso dei suoi contingenti dal Paese degli aquiloni, ci si sta rendendo conto che, in quella parte di Asia, il vero nemico è il narcotraffico. Non più fanatismo religioso, non più Osama bin Laden e al-Qaeda. E nemmeno i talebani del mullah Omar. Certo, terrorismo ed estremismo, come pure tutte le altre fonti di instabilità - bande criminali e tribù ribelli - che costituiscono il panorama bellico afgano non sono debellati. Questi soggetti però, per quanto smembrati in una galassia ideologica, trovano nell'oppio la loro comune fonte di reddito. È lo spaccio di eroina a fare da rubinetto perché l'Afghanistan resti un terreno di scontri. Anche dopo il 2014. Anche dopo che l'Alleanza atlantica avrà tolto molte delle sue tende.
L'Afghanistan è un narco-Stato. Secondo le Nazioni Unite, due anni fa, il volume di affari del traffico internazionale di eroina afgana ammontava a 700 milioni di dollari. Per il 2013, si prevede un utile pari a un miliardo. Lo scorso anno, il Paese ha coperto il 75% della domanda mondiale di eroina. Si calcola un balzo in avanti al 90% per la fine del 2013. L'oppio è il nerbo dell'economica nazionale.
La colpa delle truppe occidentali è relativa. In uno dei Paesi più poveri al mondo, sono i prezzi a fare la differenza. Ai mercati di Kabul, Farah, Kandahar, 4 chili di mais sono venduti a 2 dollari. Per 4 chili di oppio grezzo, il guadagno è di 100 dollari.
In passato si è provato più volte a convertirne la produzione. Coltivazioni di ortaggi comuni, cereali, fino al costosissimo zafferano. Ma nulla. Il contadino afgano continua a coltivare oppio. Perché la pianta non richiede grandi attenzioni, né tecnologia specializzata. La semina è veloce. La crescita dei germogli inizia con l'avvento della primavera. In questi mesi, il paesaggio dell'Afghanistan muta radicalmente. Le sue valli, poco prima innevate, e le rive dei suoi magri fiumi si tinteggiano di verde scintillante. Quel lenzuolo beige, steso uniformemente sul Paese, sui deserti e sulle montagne, ora è interrotto dai campi coltivati. Si calcolano tra i 100 e i 154mila ettari controllati dai signori della droga. Dai grandi latifondi agli appezzamenti monofamiliari.
Il primo raccolto si ha dopo circa tre mesi dalla semina, a maggio. Poche nozioni di agronomia, poca acqua e il guadagno è assicurato. Prima che il fiore sbocci, il bulbo viene inciso con un coltello. La ferita, nei giorni successivi, secerne una resina che viene prelevata a mano. La raccolta dell'oppio grezzo coinvolge intere famiglie di agricoltori: anziani, donne, bambini. Alla stregua di una vendemmia. La raffinazione avviene in loco, in laboratori controllati dai signori della droga.
Il papavero da oppio uccide. È alla base dell'eroina e di tutti i suoi derivati da laboratorio. Droghe sintetiche spacciate nelle città occidentali. Stupefacenti che mietono vittime nelle generazioni più giovani delle nostre società. Arrivano nel cuore d'Europa, trasportati da corrieri molto spesso inconsapevoli, che ingoiano bozzoli incerati di eroina già raffinata, rischiando di morire loro stessi. Partono dal cuore dell'Asia, raggiungono le coste occidentali della Turchia, per poi approdare in Italia, oppure attraverso i Balcani in Austria, o ancora in aereo, direttamente in Germania, Francia, Svizzera.
I talebani non nascondono un interesse utilitaristico verso il narcotraffico. Vendere oppio grezzo significa ricavare moneta contante per l'acquisto di armi e la prosecuzione della loro propaganda. Fermare il narcotraffico sarebbe stato ancora più efficace dell'intervento armato.
Il piano si è scontrato sulla banalità delle cifre e sulla condizione sociale del Paese. Dei 31 milioni di cittadini afgani appena il 28% sa leggere e scrivere. Difficile auspicare una conversione economica in questo contesto. Difficile sperare che il contadino medio afgano disponga del know how professionale per rinunciare all'oppio e passare a una qualsiasi altra coltura.
Il narcotraffico non è solo una questione talebana. L'Afghanistan è un narco-Stato perché la sopravvivenza economica dei suoi contadini risiede nella coltura dell'oppio. Certo, signori della guerra, tribù ribelli, criminali comuni e comunque anche i talebani dal papavero ricavano la loro fonte monetaria di combattimento. Ma sono quei 100 dollari per 4 chili di oppio a fare la differenza.
Le operazioni di contrasto non mancano. La polizia afgana è impegnata a sradicare le piante. A Herat e Farah, dove sono i soldati italiani, gli interventi hanno portato a una concreta flessione della produzione. Tuttavia, i circa 10mila ettari di colture distrutti nel 2012 non bastano per esporsi in previsioni ottimistiche.
Autore: ANTONIO PICASSO DA HERAT
Fonte: www.caffe.ch

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